Il cervello verde by Frank Herbert

Il cervello verde by Frank Herbert

autore:Frank Herbert [Herbert, Frank]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:54:11+00:00


CAPITOLO SESTO

Le volute disegnate dalla danza degli insetti sul soffitto della caverna erano molto gradite al Cervello. Ammirava quei giochi di colori e quei movimenti mentre ne leggeva il messaggio: «Rapporto pervenuto da ascolta-tori appostati nella savana; rispondere».

Il Cervello lanciò segnali affinché la danza proseguisse.

«Tre umani si preparano a fuggire su un piccolo veicolo», danzarono gli insetti. «Il veicolo non volerà. Cercheranno scampo navigando sul fiume.

Che cosa dobbiamo fare?»

Il Cervello indugiò per valutare i dati ricevuti. Gli umani accerchiati erano stati dodici giorni sotto diretto controllo. Avevano fornito molte informazioni sulle loro reazioni provocate dallo stress. Quelle informazioni ampliavano i dati ottenuti dallo studio più accurato sugli indigeni. Il sistema per immobilizzare e uccidere gli umani diventava ogni giorno più semplice. Il problema non era tanto come ucciderli ma come comunicare con loro in assenza di timore e di stress da ambo le parti.

Alcuni di loro, come il vecchio dall’aria imponente, avanzavano propo-ste e suggerimenti e sembravano ragionevoli… ma ci si poteva fidare?

Quello era il punto chiave.

Il Cervello sentì un impellente bisogno di dati effettivi sugli umani in modo da controllarli senza che questi si accorgessero di essere osservati.

Infatti la scoperta degli appostamenti di ascolto sparsi nella zona Verde aveva sollevato una frenetica attività da parte degli uomini. Avevano usato nuovi tipi di vibrazioni soniche e nuovi veleni, intensificato i controlli alle barriere e rinforzato gli attacchi nelle zone Rosse.

Ma c’era un’altra fonte di preoccupazione: l’ignoto destino di quattro unità penetrate nelle barriere prima della catastrofe di Bahia.

Solo una era ritornata; il suo rapporto era stato: «Siamo diventati dodici.

Sei si sono staccati dal gruppo per accerchiare la zona nella quale abbiamo catturato i due capi umani. Di loro non si hanno notizie. Un’unità è stata distrutta. Quattro si sono decomposte per riprodurre altri di noi».

L’eventuale scoperta di quelle quattro unità si rivelerebbe disastrosa in questo momento, rifletté il Cervello.

Quando sarebbero apparsi i simulacri umani? Dipendeva dalle condizioni atmosferiche e dalla temperatura del luogo, dalla disponibilità di cibo, dai prodotti chimici, dall’umidità. La sola unità che aveva fatto ritorno non era a conoscenza della sorte delle altre quattro.

Dobbiamo trovarle! pensò il Cervello.

I problemi che potevano sorgere da un’azione fuori del suo controllo lo sgomentavano. I simulacri erano un errore. Molte unità simili fra loro avrebbero attirato l’attenzione, il che si sarebbe rivelato disastroso.

Il fatto che i simulacri fossero inoffensivi, programmati in modo da esercitare una violenza limitata non aveva significato nell’attuale circostanza. Che volessero soltanto il permesso di parlare e ragionare con i capi umani… ora questo piano serviva a creare solo del pathos.

Il Cervello ripensò con amarezza alle parole dell’umano di nome Chen-Lhu: «Sconfitta… suolo sterile». Questo Chen-Lhu aveva suggerito un sistema per risolvere il problema che avevano in comune, ma quali erano le sue vere intenzioni? Ci si poteva fidare?

Il Cervello interruppe quei pensieri e diresse una domanda al suo sciame: «Quali umani cercheranno di mettersi in salvo?» Sapeva che era necessario porre particolare attenzione a ogni dettaglio.

L’orientamento dell’alveare tendeva a ignorare i dati individuali. Questa inclinazione era stata l’origine degli errori commessi con i simulacri umani.



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